ROMA – Le imprese del settore ortofrutticolo sono in questi giorni alle prese con la preparazione dei listini del primo trimestre del 2022 e gli operatori stanno incontrando enormi difficoltà a far quadrare i budget a causa degli aumenti dei costi delle materie prime e dei servizi che sono di dominio pubblico.
In un settore in cui il valore intrinseco del prodotto è tra i più ridotti dell’agroalimentare e dove una differenza di 10 centesimi al kg è dirimente tra una campagna positiva ed una disastrosa, gli operatori si trovano a dover fronteggiare aumenti dei costi dei fattori di produzione tra il 15 e 20% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
“Ci riferiamo ad incrementi di costo facilmente misurabili come il carburante e l’energia – spiega Fruitimprese, l’associazione che riunisce le imprese ortofrutticole italiane – ma anche a fattori specifici del settore come gli imballaggi (che spesso costano più del prodotto stesso) i concimi ed i noli che stanno obbligando compagnie storiche dell’esportazione a rinunciare a rifornire i mercati d’oltremare che non risultano più remunerativi”.
La Giunta di Fruitimprese, riunitasi nei giorni scorsi, ha deciso così la messa in campo di una serie di iniziative per rendere nota all’opinione pubblica la realtà con dati ed esempi concreti.
“A nostro avviso – spiega una nota – non si può pretendere che in una fase inflattiva come quella attuale, peraltro facilmente prevedibile, l’onere debba ricadere esclusivamente o in larga parte sugli anelli più a monte della filiera dell’ortofrutta fresca. I nostri prodotti non sono stoccabili e non ci sono concesse le alternative di approvvigionamento e dismissione che sono appannaggio del resto dei settori agroalimentari. La frutta e la verdura sono un bene primario per le famiglie e ne va garantita la fornitura al giusto prezzo per tutti, altrimenti anche la qualità e la salubrità dei prodotti viene messa in pericolo”.