Un’etichetta obbligatoria anche per il latte. In nome della qualità dei prodotti Made in italy e della trasparenza nei confronti dei consumatori. Ad annunciarlo è il Ministro delle Politiche agricole e forestali Luca Zaia che ha illustrato il decreto ministeriale recante ‘Norme in materia di etichettatura del latte sterilizzato a lunga conservazione, del latte UHT, del latte pastorizzato microfiltrato e del latte pastorizzato ad elevata temperatura, nonché dei prodotti lattiero-caseari’. Il provvedimento verrà notificato alla Commissione Europea ai sensi della Direttiva 98/34/CE per le valutazioni di competenza.
Il decreto – “È giunto il momento di dare risposte concrete sia ai produttori sia ai consumatori. Ai produttori bisogna assicurare la difesa del loro prodotto sul mercato ed i consumatori hanno il diritto di sapere cosa stanno acquistando e consumando”. Il decreto introduce, pena il divieto di commercializzazione dei prodotti, da qualunque paese provengano, sul territorio italiano come sancito all’articolo 1, l’obbligo di indicazione del luogo di origine per il latte sterilizzato a lunga conservazione, il latte UHT, il latte pastorizzato microfiltrato e il latte pastorizzato ad elevata temperatura.
Dati – “Ancora una volta – ha esordito il Ministro – abbiamo mantenuto le promesse e prima della pausa estiva siamo in grado di presentare il provvedimento. Vorrei partire con dei dati: in Italia in un anno le aziende agricole che producono latte sono diminuite di 1686 unità, ed ad oggi sul territorio della penisola ne abbiamo 39206 le quali producono 10millioni e 500mila tonnellate di latte. Oltre a questa produzione nazionale in Italia importiamo 8 milioni di tonnellate. In sostanza quasi un cartone di latte su due è di provenienza estera”.
Qualità italiana – “Il problema è molto semplice – ha spiegato il Ministro – in alcuni Paesi i costi di produzione sono molto bassi ed io non dirò mai ai nostri agricoltori, che siano del Nord, del Centro o del Sud di produrre agli stessi costi di questi Paesi. I costi di produzione in Italia sono alti perché sono garanzia di sicurezza alimentare e di tutela, non credo che nessuno sia disposto a rinunciare a questo. Anzi un recente sondaggio informa che l’98% considera necessario che debba essere sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola contenuta negli alimenti: questo significa che se si legge su un tetrapack il nome di un produttore italiano si è disposti a spendere di più perché si è consapevoli di fare un doppio investimento: sia sulla sicurezza alimentare che sul territorio”.
Etichetta obbligatoria – “Questo decreto – spiega Zaia – rendendo obbligatorio l’origine del latte in etichetta, risponde esattamente a queste esigenze di trasparenza e di qualità. È una rivoluzione copernicana e crediamo inoltre che sia necessario che questo decreto venga diffuso anche a livello Europeo, una battaglia certamente difficile ma che sentiamo di poter vincere anche alla luce della recente obbligatorietà in etichetta per l’olio vergine ed extra vergine d’oliva. La stessa Commissaria europea all’agricoltura Mariann Fischer Boel nel libro verde ha sottolineato l’esigenza di introdurre l’obbligatorietà d’origine. La Commissaria è d’accordo con me che la vera battaglia dell’agricoltura europea, quella che vale la pena di combattere perché giusta e praticabile è quella sull’origine. L’Europa deve puntare sulla qualità non sulla quantità ed è quindi necessario che si implementino politiche che tutelino i produttori di qualità ed informino i consumatori. Vorrei cogliere l’occasione per ribadire che questo non è un decreto contro nessuno ma a difesa di tutti, dei consumatori, dei produttori ed anche dei trasformatori. Crediamo sia importante che si abbia la possibilità di scelta se acquistare un prodotto italiano o meno. Solo un’informazione corretta e trasparente permette scelte d’acquisto consapevoli. Credo – ha concluso il Ministro – che altri Paesi europei saranno d’accordo con noi riguardo questa misura, e il fatto che sia già passato l’obbligo d’origine in etichetta per l’olio vergine ed extra vergine d’oliva è un ottimo precedente che fa ben sperare sull’accettazione da parte della UE, che ha sei mesi per decidere”.