ROMA – “Nel panorama agricolo attuale risulta quanto mai urgente articolare nuove iniziative che puntino ad un incremento delle condizioni di sicurezza sul lavoro. Quando si discute di sicurezza in agricoltura, purtroppo ci troviamo ancora di fronte a politiche per lo più intese a circoscrivere la quota maggioritaria degli aiuti a piccole e micro imprese agricole, dimenticando che sono le imprese agromeccaniche a costituire l’asset essenziale di un’agricoltura moderna e competitiva”. Così il presidente di Cai Agromec, Gianni Dalla Bernardina, ha commentato le prime risultanze del dibattito recentemente riaperto in commissione Trasporti della Camera sui rischi legati alla sicurezza in agricoltura e sulla necessità di una revisione delle macchine agricole, a partire da un’iniziativa del ministero della Mobilità Sostenibile.
In realtà, il recente input parlamentare cerca di riprendere le fila di un processo iniziato con un decreto datato 30 giugno 2015, emanato con risultati discutibili dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti in vista di una revisione delle macchine agricole in circolazione in ragione del relativo stato di vetustà. “La nostra associazione effettua un monitoraggio costante in materia di sicurezza sul lavoro e le imprese agromeccaniche professionali – osserva Michele Pedriali, vicepresidente di Cai Agromec – realizzano puntuali manutenzioni e periodici ricambi nel parco macchine: tutto ciò al fine di offrire servizi di qualità e aggiungere valore all’attività delle imprese agricole clienti. Nondimeno, non possiamo nascondere la nostra preoccupazione per la presenza su tutto il territorio nazionale di un gran numero di mezzi – stimati in oltre un milione di trattori e altre macchine – in condizioni tali da rischiare un esito negativo in caso di revisione”.
Tali mezzi a rischio di bocciatura in sede di revisione, di fatto, sono detenuti principalmente da piccole e medie imprese agricole che, a causa delle ripetute fasi di crisi che il settore primario ha attraversato negli ultimi anni, non sono state in grado di rinnovare opportunamente le proprie dotazioni. Per questa ragione – osserva Cai Agromec – è necessario effettuare un uso mirato dei fondi messi a disposizione dai bandi Inail, oltre che dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, con la consapevolezza che concentrare le risorse esclusivamente sulle micro e piccole imprese agricole, senza prevedere incentivi specifici per le imprese agromeccaniche, non consente affatto di ottenere risultati significativi in termini di sicurezza sul lavoro.
A questo proposito Cai Agromec lamenta che, nell’audizione di mercoledì 9 febbraio tenutasi in commissione Agricoltura della Camera, il ministro Patuanelli, intervenendo lungamente sul tema del rapporto tra meccanizzazione e innovazione in agricoltura, non abbia menzionato in nessun passaggio del proprio discorso il ruolo delle imprese agromeccaniche e la necessità di favorire il loro accesso alle risorse comunitarie previste per questa tipologia di interventi.
“Alla luce di questa situazione – aggiunge infine il vicepresidente vicario di Cai Agromec, Gianluca Ravizza – per molte imprese agricole risulterebbe nettamente più conveniente optare per una dismissione totale o parziale del proprio parco macchine con un conseguente maggiore ricorso a servizi in conto terzi. I calcoli effettuati sui bilanci aziendali dimostrano in modo inequivocabile che per il mondo agricolo l’esternalizzazione costituisce un’alternativa economicamente e tecnicamente più sostenibile rispetto a onerosi investimenti in mezzi destinati ad essere sottoutilizzati ed esposti ad un deterioramento costante”.