ROMA – “E’ di fondamentale importanza continuare a lavorare per portare avanti il confronto tra gli attori della filiera avicola, così da avere un quadro preciso della situazione e dei danni causati dall’epidemia di influenza aviaria, che ha messo in ginocchio centinaia di aziende specializzate nella produzione di uova e di carne che ricadono nel comprensorio del Nord-Est dell’Italia; l’obiettivo deve essere quello di accelerare e convergere rapidamente su portare un ristoro reale alle imprese danneggiate”. Lo ha sottolineato la Copagri, intervenendo alla riunione del Tavolo tecnico della filiera avicola, svoltasi al Mipaaf, durante la quale è stato fatto il punto sulla raccolta dati delle aziende interessate dai danni indiretti collegati dell’epidemia di influenza aviaria.
“I numeri sull’evolversi della aviaria danno spazio a un cauto ottimismo, dal momento che l’epidemia, circoscritta quasi esclusivamente in Veneto e Lombardia, sembra essersi arrestata; resta però il fatto che il comparto ha subito l’abbattimento di oltre 15 milioni di capi, legate all’accertamento di oltre 300 focolai in quelle che sono le maggiori regioni avicole del Paese”, ha evidenziato la Confederazione, ad avviso della quale, “oltre ai necessari interventi sul fronte dei ristori, per dare ossigeno alle aziende è altrettanto fondamentale continuare a lavorare sul versante del credito”.
“Non bisogna dimenticare che l’avicoltura è uno dei fiori all’occhiello dell’agroalimentare nazionale, con numeri significativi a livello di indotto, e che a livello comunitario, in termini di produzione, è secondo solo a Polonia, Germania e Francia; parliamo di uno dei pochi settori produttivi a raggiungere l’autosufficienza, un comparto che è caratterizzato da una situazione nella quale oltre il 100% delle carni avicole consumate proviene da allevamenti nazionali, che a livello comunitario rappresentano inoltre un virtuoso esempio in termini di qualità e di biosicurezza”, ha ricordato la Copagri.
“Tutelare concretamente un comparto che nel 2020 ha fatto registrare incrementi sia sul versante produttivo (+1,9% su base annua) che su quello dei consumi, i quali si attestano su poco meno di 1,3 milioni di tonnellate, significa anche portare avanti il lavoro necessario alla messa a punto di un piano di settore avicolo, che possa riequilibrare i rapporti di forza all’interno della filiera, mirando a una più equa distribuzione del valore aggiunto delle produzione avicole e definendo nel dettaglio i costi produttivi e le conseguenti remuneratività”, ha concluso la Copagri.