BRUXELLES – “L’Unione è a fianco dei nostri agricoltori, e lo fa mettendo sul tavolo la riserva di crisi Pac da 500 milioni di euro, di cui circa 50 destinati all’Italia, che gli Stati membri potranno cofinanziare al 200%, per un pacchetto totale di 1.5 miliardi”. Così Paolo De Castro, membro della commissione Agricoltura del Parlamento Ue, commenta con soddisfazione l’annuncio da parte del commissario all’Agricoltura, il polacco Janusz Wojciechowski, davanti agli eurodeputati.
“Non solo fondi freschi, che gli Stati membri dovranno spendere entro l’anno per supportare la liquidità delle aziende agricole con interventi che compensino l’innalzamento dei costi energetici o dei fertilizzanti, ma anche – prosegue De Castro – misure volte a far fronte all’emergenza dovuta alla scarsità di prodotti chiave, quali cereali e colture proteiche. Facendo proprie le nostre proposte delle ultime settimane, l’esecutivo Ue metterà infatti uno stop al blocco all’utilizzo dei fitofarmaci nelle aree agricole lasciate a riposo (Efa), che potranno quindi tornare a essere coltivate in modo tradizionale”.
“Viene poi concesso – spiega l’eurodeputato PD – un aumento dell’anticipo Pac non solo per gli aiuti diretti, ma anche per le misure a superficie (o a capo di bestiame) dello Sviluppo rurale, che arriverà nelle tasche dei nostri produttori entro la metà di ottobre. Allo stesso tempo, anche il settore agricolo potrà beneficiare di un nuovo, più flessibile quadro temporaneo sugli aiuti di Stato, di modo che gli Stati membri possano intervenire laddove lo ritengano più necessario, anche sfruttando fondi per investimenti previsti dal Pnrr nazionale”.
“Per troppo tempo l’Europa ha ritenuto la pace, così come la sicurezza alimentare, qualcosa di acquisito: l’esplosione del conflitto in Ucraina ha fatto saltare questa convinzione mettendo in luce la nostra dipendenza dalle importazioni di prodotti quali cereali e soia. Occorre quindi – conclude De Castro – un’inversione di rotta per superare ogni obiettivo che porti alla de-crescita del nostro potenziale produttivo, con un piano che supporti una maggiore autonomia strategica dell’Unione anche sui mercati agroalimentari”.
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