ROMA – Non sono solo la siccità e il rischio di incendi a minacciare ogni anno diverse aree forestali d’Italia dove emergono le lacune di una carente strategia di manutenzione e monitoraggio.
Gli agricoltori, soprattutto quelli pugliesi nella zona del Gargano, si trovano a dover fronteggiare da alcuni mesi anche un’altra emergenza fitosanitaria. Un nuovo insetto, come il batterio della xylella sta infestando agrumi e viti e potrebbe distruggere il patrimonio produttivo della regione. Sindaci, associazioni agricole, produttori ed esperti agronomi si stanno confrontando per gestire questa situazione di crisi ed evitare che si ripeta la strage degli ulivi causata in Puglia negli ultimi anni dal batterio della Xylella.
In relazione a questa emergenza il settore degli operatori della produzione energetica da biomasse solide, riuniti nell’associazione EBS, sta intervenendo per ritirare il materiale residuo degli alberi che deve essere necessariamente smaltito per non aggravare il problema e bloccare le larve in fase di sviluppo. Gli associati EBS nel complesso hanno ritirato oltre 50 mila tonnellate di materiale a causa della Xylella. In genere sono le istituzioni locali a coinvolgere le aziende proprietarie delle centrali a biomasse solide per gestire correttamente la manutenzione dei boschi e la valorizzazione del materiale schiantato ai fini della produzione energetica nei loro impianti, in base al principio dell’economia circolare. Un’attività che l’associazione EBS cura da tempo avendo contribuito allo smaltimento dei residui forestali (oggi non sono ancora esauriti) in seguito alla tempesta di Vaia e all’altrettanto insidiosa situazione causata dal bostrico in Veneto.
In quanto fonte per impianti che permettono di smaltire i materiali generati da tali fenomeni, le biomasse solide a fini energetici sono l’ultimo anello di residui inutilizzabili per altri impieghi. Non solo: oltre a fornire un servizio utile per la cura dell’ambiente, le aziende del settore sostengono il costo economico delle biomasse solide ritirate presso gli enti locali e/o le realtà agricole e agroindustriali, rappresentando dunque per questi una fonte di reddito.
“EBS interviene in casi come questi raccogliendo i materiali resi inutilizzabili dall’infezione o dagli agenti atmosferici che altrimenti resterebbero sui terreni. In questo modo viene preservato l’habitat degli animali selvatici e ripristinate le normali condizioni ambientali – afferma il presidente dell’Associazione Antonio Di Cosimo. Queste situazioni richiedono di amministrare con assoluta attenzione il materiale stesso per minimizzare i disagi che inevitabilmente si potrebbero generare negli anni successivi sulla filiera di approvvigionamento sul territorio e, in primis, sui diretti gestori del bosco che rischiano di non avere negli anni a seguire materiale da raccogliere e vendere”, aggiunge Di Cosimo.
Le ditte boschive incaricate del servizio di esbosco dal proprietario privato, o che hanno acquistato il lotto schiantato alle aste delle Amministrazioni Comunali, effettuano una prima cernita del legname, in funzione del potenziale utilizzo di mercato (segherie, imballaggi, cartiere, costruzioni), con la logica dell’impiego “a cascata” dei materiali disponibili. La parte residuale è destinata a recupero energetico. I cantieri forestali operano in modo progressivo selezionando i residui forestali: la parte da destinare a valorizzazione energetica viene separata dal resto già in bosco oppure a bordo bosco. Successivamente viene raccolta, accatastata, ridotta e consegnata alle centrali a biomassa da parte dei collettori.
PER APPROFONDIMENTI EBS – Energia da Biomasse Solide