ROMA – Il florovivaismo italiano, con le sue 24 mila imprese del settore capaci di fatturare complessivamente quasi 3 miliardi di euro, paga doppio il prezzo della crisi economica. Deve fare i conti, infatti, da una parte con l’aumento dei costi di produzione (+74%, dai 17 mila di incremento medio a quasi 36 mila euro) per rincari importanti soprattutto su fertilizzanti (+170%) ed energia (+120%), dall’altra con l’inflazione all’8% e il calo graduale delle vendite di piante e fiori. A lanciare l’allarme è Cia-Agricoltori Italiani insieme alla sua Associazione Florovivaisti Italiani che oggi, a Roma, ha tenuto l’incontro sui cambiamenti per il settore coinvolgendo Copa-Cogeca, Crea, AIPSA e ASPROFLOR Comuni fioriti.
“Al comparto -ha detto il presidente dei Florovivaisti Italiani all’appuntamento della Cia, Aldo Alberto- manca una legge che lo tuteli nelle sedi istituzionali e per un’interlocuzione seria sulle urgenze delle imprese floricole, ancora di più alla luce della pandemia e della guerra in Ucraina. C’è un disegno di legge sul florovivaismo già approvato alla Camera, ma fermo in Senato che adesso -ha aggiunto- non possiamo perdere di vista. Spingeremo perché venga ripreso dalla prossima legislatura, per salvaguardare la competitività del settore e dare seguito alle sfide del Green Deal Ue”.
L’Italia è il terzo Paese Ue per produzione di piante e fiori e, dati Crea alla mano, ha già raggiunto livelli importanti nel 2021 quando, con il verde in tendenza, è aumentato del 5% il prodotto floricolo e l’export è arrivato a quota record un miliardo. Da marzo a questa parte però, con l’insorgere del conflitto Russia-Ucraina, c’è una flessione del 3-4% difficile da recuperare, soprattutto per beni che non sono di prima necessità, ma che comunque stanno risentendo di aumenti importanti su materie prime strategiche (sementi, piantine, torbe e imballaggi), come della siccità con danni al comparto già oltre il 30%.
Per Florovivaisti Italiani occorre, dunque, recuperare lucidità e visione, a livello nazionale ed europeo. Bisogna contrastare speculazioni e concorrenza sleale, salvaguardare la qualità del prodotto Made in Italy e Ue, nel segno della distintività. Serve, poi, una programmazione per il mercato dei substrati, la cui domanda cresce del 15% ogni anno, complice la riscoperta del giardinaggio, ma preoccupa in termini di sostenibilità. Il florovivaismo -ricorda l’Associazione- deve preservare il suo ruolo nella transizione green.
Detto questo, resta fermo il punto dei Florovivaisti Italiani sulla necessità di misure a supporto del settore: dall’estensione del credito di imposta anche per il gasolio ad uso riscaldamento alla cancellazione dei contributi dei datori di lavoro in scadenza a metà settembre. Andranno sanate le gravi mancanze del Decreto Aiuti sui fondi per l’agricoltura e contemplando anche filiere cruciali (substrati, piantine, concimi e vasetteria).
“Per il florovivaismo, ma più in generale per il comparto agricolo -è intervenuto, infine, il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini- si apre una fase difficilissima: alle carenze dovute alla crisi economica si somma, ora, il momento di incertezza politica dettato dalle dimissioni del Governo e, quindi, dallo scioglimento del Parlamento”.