FOGGIA – Accordi pre-semina, qualità del prodotto finale, ma soprattutto creare a monte dei contratti di filiera. Il granaio d’Italia, di Puglia in particolare, così non sarebbe alla mercè di un mercato che in questi mesi ha visto delle contingenze troppo estreme per raccontare il vero in un prezzo al quintale del grano duro. A dirlo è Saverio di Mola, imprenditore agricolo nelle campagne di Foggia dove coltiva circa 200 ettari, tra grano duro, cereali per l’alimentazione dell’allevamento aziendale e leguminose.
«Se vogliamo leggere in maniera distaccata quello che è accaduto con i primi raccolti del 2022 dobbiamo tenere di conto che in circa 20 giorni, complici varie dinamiche, sono stati immessi nel mercato gli stessi quantitativi di grano duro che normalmente si spalmano in 5/6 mesi». Il prezzo che ha toccato i 58 euro/quintale da un lato, la paura che scendesse a causa di variabili geopolitiche e non solo dall’altro, hanno spinto il settore primario a vendere in massa il prodotto a stoccatori/commercianti che si sono ritrovati con problema di liquidità destabilizzando di conseguenza il prezzo. «E’ una normale legge di mercato – continua Di Mola – quando l’offerta è tanta il prezzo naturalmente si abbassa, per questo occorre che gli agricoltori che ancora devono vendere possano aspettare e far defluire questa ondata di ribasso dei prezzi, anche se 51 euro a quintale, per quanto mi riguarda, non è da considerarsi poco remunerativo, almeno anche rispetto agli altri anni».
Un po’ come nelle favole greche c’è sempre una morale. «In questo caso è che l’agricoltura deve pensare di più a “seminare” bene prima di raccogliere – prosegue l’imprenditore pugliese – ovvero creando dei contratti di filiera per esempio, con trasformatori, che oltre al prezzo di mercato tengano conto della qualità del prodotto finale e quindi possano dare dei premi a chi offre materia prima di eccellenza». Non a caso Saverio di Mola parla di questo, dal momento che con la OP Co.Ce.Ca. (oltre 100 produttori di grano tra Puglia, Molise e Basilicata), di cui è attualmente presidente, è stato stretto un accordo di filiera con il pastificio Rummo che garantisce agli agricoltori un acconto di 34 euro al quintale, per poi saldare il prezzo a maggio dell’anno successivo (2023 in questo caso) tenendo di conto della media annuale dei prezzi delle Borse del Grano e con una premialità che varia in base alla qualità.
Di oggi la notizia del corridoio navale dall’Ucraina. «Non credo che cambierà molto il mercato del grano duro, forse più quello del tenero e di altri cereali – commenta la notizia l’imprenditore foggiano – come credo che la guerra che sì, sul momento può aver preoccupato e modificato l’approccio al mercato, possa avere un peso così determinante sulle borse cerealicole, almeno in Italia». «Per quanto riguarda invece le nuove semine, anche se è presto dirlo visto che stiamo aspettando i raccolti del nord America, credo che l’agricoltore debba pensare a produrre qualità, non ad altro, perchè il mercato sarà sempre pronto a pagare bene un prodotto migliore».