Mentre la guerra in Ucraina tronca il sistema alimentare globale, come alimentiamo il mondo?

ROMA – Dall’Ambasciata del Brasile in Italia arriva la segnalazione di questo editoriale, uscito sul portale europeo www.neweruope.eu, del Professor Marcos Fava Neves, esperto di Agrifood per il Governo brasiliano. Una riflessione sul peso dell’agricoltura brasiliana a livello internazionale e le conseguenze che potrebbe avere in questo periodo di estrema vulnerabilità a livello di politiche internazionali, con il conflitto in Ucraina, riguardanti soprattutto l’agricoltura e il sistema di scambi commerciali di materie prime.

Prima ancora che la Russia invadesse l’Ucraina, le catene di approvvigionamento alimentare mondiale erano state gravemente troncate dalla pandemia di Covid.

Ora la guerra ha fatto deragliare le esportazioni agricole ucraine, inflitto sanzioni contro la Russia e aumentato drasticamente il prezzo del cibo e dei fertilizzanti. I Governi, dall’India all’Argentina, hanno reagito imponendo divieti all’esportazione di colture strategiche. Ciò minaccia di infliggere carestia e fame alle ai più poveri del mondo.

Nel giugno 2022, il vertice del G7 si è concluso con una Dichiarazione sulla Sicurezza Alimentare Globale nella quale si prometteva di “non risparmiare sforzi per aumentare la sicurezza alimentare e nutrizionale globale” e “a proteggere i più vulnerabili, sui quali la minaccia dalla crisi alimentare ricade più duramente”.

Quarant’anni fa, il Brasile era uno di quei Paesi poveri, che si trovavano ad affrontare carenze alimentari e che chiedevano aiuti alla comunità internazionale. Ma negli ultimi quattro decenni, il settore agroalimentare brasiliano, sostenuto dai successivi governi e dai partner internazionali, ha trasformato il Paese in un grande produttore alimentare. Tra il 1980 e il 2020, il Brasile ha aumentato la produzione di grano e cereali del 406%, mentre le superfici coltivate sono cresciute di meno del 65%.

Oggi il settore agroalimentare brasiliano esporta in 160 Paesi ed è determinato a far parte della soluzione alla crisi della fame.

AIUTANDO AD ALIMENTARE IL MONDO

Secondo uno studio recente, i cereali, il grano e i semi oleosi del Brasile nutrono circa il 10% della popolazione mondiale. Lavorando a fianco dei principali produttori alimentari e partner strategici, come l’UE e il Regno Unito, possiamo mitigare gli effetti di questa crisi sulle regioni del mondo con insicurezza alimentare.

Il Brasile è il primo produttore mondiale di canna da zucchero, una delle principali fonti di calorie ed energia. Il Brasile da solo cresce quasi il 40% dell’offerta globale totale.

Il Brasile è anche il primo produttore di soia, con una crescita di circa 122 milioni di tonnellate, ovvero il 34% della produzione globale nel 2020. È il terzo maggiore esportatore di mais. E negli ultimi tre anni, il Brasile è stato costantemente tra i tre primi esportatori mondiali di mais.

Sono state espresse delle preoccupazioni sul fatto che una carenza di cereali in Medio Oriente e in Nord Africa potrebbe innescare un’estrema carenza di cibo, portando ad un’altra crisi dei rifugiati. Il “think tank” economico Bruegel ha identificato questa regione come più a rischio di fame, come risultato dall’interruzione delle forniture di grano dall’Ucraina e dalla Russia. Per fortuna, il Brasile ha forti legami commerciali esistenti con quell’area. Già prima della guerra il 30% del raccolto di mais brasiliano veniva spedito in quella regione, principalmente in Egitto ed Iran.

Anche se il Brasile è secondo rispetto agli Stati Uniti in termini di totale di carne bovina, gran parte di quella produzione viene trattenuta per il consumo interno americano. Di conseguenza, il Brasile è il primo esportatore di carne bovina e di carne in generale, a livello internazionale. Nel 2020, il Brasile rappresentava il 17% delle esportazioni mondiali di carne bovina, davanti all’Australia (11%), seguito dall’India e dagli Stati Uniti (entrambi pari al 9%).

INNOVAZIONI AMICHE DEL CLIMA

Con l’aumento dei prezzi dei fertilizzanti in tutto il mondo, il Governo brasiliano ha lanciato un piano nazionale di fertilizzanti, volto a rendere il Paese più autosufficiente, con particolare attenzione alla potassa (di cui la Bielorussia è uno dei principali produttori). Il piano mira a ridurre di oltre la metà la dipendenza del Brasile dai fertilizzanti importati.

Parte di questo obiettivo sarà raggiunto accelerando l’adozione della fissazione biologica dell’azoto (BNF). Questa tecnica a basso costo e rispettosa del clima prevede l’infusione nelle colture di microrganismi che estraggono l’azoto dall’aria, riducendo drasticamente la necessità di fertilizzanti a base di azoto.

Il BNF è solo un esempio di sviluppo innovativo degli agricoltori brasiliani, tecnologie rispettose del clima che ci consentono di aumentare la produzione alimentare, rispettando i limiti ambientali. Il Ministero dell’Agricoltura pubblica i dettagli di molte di queste tecnologie sul suo sito web ed invita altri produttori alimentari in tutto il mondo a collaborare con loro in modo reciprocamente vantaggioso.

Per alcuni, in Sud America, l’invasione russa dell’Ucraina sembra lontana, dall’altra parte del mondo. Ma per il settore agroalimentare brasiliano è chiaro che questi terribili eventi stanno sconvolgendo il nostro intero sistema alimentare.

In tempi di abbondanza, gli agricoltori brasiliani spesso competono con le loro controparti britanniche ed europee per una quota di mercato. Tuttavia, durante questo periodo di guerra, crisi e scarsità, ognuno di noi deve fare la propria parte per sfamare le i più poveri del mondo migliorando la produzione in modo sostenibile.

L’articolo è consultabile direttamente su https://www.neweurope.eu/article/as-war-in-ukraine-disrupts-the-global-food-system-how-do-we-feed-the-world/

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