AREZZO – Caro cella. E’ l’ultimo allarme esploso nelle campagne aretine, dove gli imprenditori agricoli, dopo essersi dannati per trovare la manodopera per la raccolta, adesso si devono svenare per conservare adeguatamente frutta e ortaggi.
Gli aumenti dell’energia elettrica, il cui prezzo è più che triplicato in dodici mesi, rendono infatti proibitivo l’uso dei maxi frigoriferi, dove il prodotto normalmente viene stoccato per essere commercializzato nel corso dell’anno.
“Le grandi ‘dispense refrigerate e super tecnologiche di cui si sono dotate le aziende consentono di mantenere inalterate le qualità dei raccolti, in modo da riuscire a soddisfare le richieste del mercato per un periodo di tempo ampio, variabile dagli 8 ai 12 mesi. Il problema? E’ che sono apparecchi fortemente energivori: divorano corrente elettrica ed oggi questa ha raggiunto costi stratosferici”, avverte Massimiliano Dindalini, direttore di Cia Arezzo.
All’orizzonte si profila un autunno “caldo” per il settore orto-frutticolo, uno dei fiori all’occhiello del “made in” aretino e dell’economia agricola della Valdichiana.
“Basta qualche cifra per delineare la dimensione del problema – aggiunge Dindalini -. Se nel 2021 il costo medio dell’energia elettrica era di 50-60 euro megawatt/ora, nell’inverno il prezzo è schizzato a 150 euro megawatt/ora, per impennarsi fino a 450 nel mese di luglio e raggiungere, nei primi 15 giorni agosto, i 488 euro, con punte di 660 euro megawatt/ora. Un aumento folle che rischia davvero di mettere in croce i bilanci aziendali”.
La conferma arriva dai frutticoltori della Valdichiana.
Andrea Martini, ad Alberoro, gestisce un’azienda di 18 ha coltivata a golden, stayman e gala, mele che ormai il consumatore è abituato a trovare tutto l’anno. Mostrando le bollette commenta: “Abbiamo fatto investimenti proprio per rispondere alle richieste del mercato. E ora siamo in grande difficoltà. Mantenere le celle frigorifere è diventato praticamente impossibile. Dodici mesi fa pagavamo circa 4.000 euro, oggi ne dobbiamo sborsare 12.000-13.000. Facendo una previsione del tutto realistica, nel 2022, per mantenere in funzione le celle frigorifere, la mia azienda spenderà complessivamente 90.000 euro, contro i 35 mila dell’anno prima. Che fare? Non possiamo certo permetterci il lusso di perdere il raccolto né potremo caricare questi costi sul consumatore. Non è possibile far pagare una mela a peso d’oro. Ma è altrettanto difficile per le aziende sopportare questo fardello e ammortizzare costi impensabili”.
“La “tempesta energetica” rischia di mettere a repentaglio la catena del valore in questa, come in tante altre filiere agroalimentari e nell’agriturismo – commenta la Presidente di Cia Arezzo Serena Stefani -. Alcuni provvedimenti assunti sia a livello nazionale che regionale aiutano ma non bastano. Occorrono più risorse e misure incisive anche per contrastare i rischi speculativi. La nostra organizzazione lo ha detto mesi fa con la maxi mobilitazione che ha portato centinaia di imprenditori agricoli in piazza in tutta Italia. E lo ripete oggi. Se vogliamo dare una prospettiva all’agricoltura è necessario un intervento urgente”, conclude Stefani.