BOLOGNA – Il ritorno di SANA tra gli spazi espositivi di BolognaFiere, per l’edizione numero 34 del Salone internazionale del biologico e naturale, offre l’occasione per tastare il polso del mercato agroalimentare biologico italiano con i dati a cura di Nomisma per l’Osservatorio SANA. AssoBio ha partecipato alla presentazione dei risultati nel corso dell’evento di apertura Rivoluzione Bio con Roberto Zanoni, presidente dell’Associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici e naturali, tra i principali partner della rassegna in programma nel centro esposizioni felsineo fino a domenica 11 settembre.
Dopo un inizio dell’anno con consumi statici, sottolinea Assobio, il mercato del biologico si è ripreso negli ultimi mesi registrando un incremento dai 4,7 miliardi di euro del 2021 ai 5 miliardi (+5%), per l’anno terminante a luglio. “La crescita ha superato il livello dell’inflazione che è stata del 4,5% per i prodotti bio, questo significa che le quantità vendute sono rimaste intatte, un dato che ci tranquillizza con la speranza che possa continuare l’andamento positivo. D’altro canto Nomisma rivela che il consumatore è attento alla qualità, visto il segno positivo sul comparto, ma anche che pone attenzione al prezzo”, commenta Zanoni.
Guardando ai canali, la distribuzione moderna mantiene a valore le dimensioni del 2021, pari a 1,8 miliardi di euro. Iper e supermercati veicolano la parte maggiore delle vendite (1,4 miliardi di euro), sebbene in leggero calo. L’incremento maggiore si registra nei discount (+14%), con vendite di biologico per un valore totale di 272 milioni di euro.
Bene anche il canale della vendita diretta (+5%) realizzata in mercatini e aziende, gruppi d’acquisto solidale, farmacie, parafarmacie ed erboristerie (771 milioni di euro in totale). In leggera sofferenza la categoria degli specializzati (-8%), che si attestano sui 916 milioni di euro, con una buona ripresa negli ultimi mesi. L’eCommerce continua a crescere, sebbene con ritmi minori rispetto allo scorso anno (+5%), per un valore totale di 78 milioni di euro.
D’altro canto, il mercato viene trainato dai consumi fuori casa che hanno superato il miliardo di euro (+53%) grazie alla dinamica legata alla ristorazione collettiva (+20%) e a quella commerciale (+79%), con il rilancio di bar, ristoranti e mense dopo la fase acuta dell’emergenza sanitaria da Covid-19.
“Dopo i primi mesi dell’anno abbiamo assistito ad una buona ripresa della Grande Distribuzione, in particolar modo dei discount – commenta Zanoni -. Significativa è stata la crescita del comparto ‘fuori casa’ che ha portato globalmente a un incremento dei consumi, superando le pressioni inflazionistiche di questi ultimi periodi. Il mondo Horeca ha compreso quanto l’utilizzo di ingredienti biologici possa portare risultati e risposte positive presso il suo pubblico di riferimento. Per comprenderlo meglio, AssoBio in collaborazione con Ismea, Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare e Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi, è pronta ad avviare un progetto di ricerca interamente dedicato a questo settore, che riteniamo più grande di quanto non venga attualmente rilevato”.
Il biologico italiano continua a essere apprezzato sui mercati esteri e mette a segno una crescita dell’export del 16%, superiore rispetto all’anno scorso (+11%), per un valore complessivo di 3,37 miliardi di euro (+181% nel periodo 2008-2022). In particolare, i prodotti bio rappresentano oltre il 6% delle esportazioni totali dell’agroalimentare italiano mentre nel comparto vino la quota raggiunge l’8%.
“L’Italia del biologico è un Paese di buoni produttori, con il 17% circa dei terreni, di bravi esportatori, primi al mondo alla pari con gli Stati Uniti, ma non ancora di grandi consumatori – ricorda Roberto Zanoni, presidente AssoBio -. È dunque necessario lavorare per far crescere i consumi, la consapevolezza e la trasparenza di tutta la filiera. Per questo ci auguriamo che venga creata al più presto una piattaforma di tracciabilità validata dal Ministero delle Politiche agricole in modo da rendere trasparente, anche al consumatore, il percorso dei prodotti biologici dal campo alla tavola.
Un altro elemento allo sviluppo dei consumi sarebbe creare un credito d’imposta per i costi di certificazione, che appesantiscono il prezzo al consumo essendo pagati sia dal produttore, che dal trasformatore, che dal distributore. Ci auguriamo che venga mantenuta la promessa di inserire tale credito nel Pnrr, nonostante l’interruzione nel lavoro del governo.
Infine, bisogna lavorare fortemente sulla comunicazione: da un lato le aziende dovrebbero investire con forza e coraggio nonostante il momento difficile, dall’altro avremo il supporto dal ministero, con il lancio di una importante campagna pubblicitaria coordinata da Ismea”.